Leggi alcune pagine di Camminado

...Tornai ancora a trovare il mio amichetto, e insieme ci mettevamo a giocare nella stanza degli orologi, così avevo chiamato quella camera, smettevamo di giocare non appena un qualche orologio batteva le ore o suonava qualche dolce melodia.
Un giorno il mio amico mi fece vedere un orologio, non era altro che un vecchio orologio ormai in disuso, ma per me era tutto un mondo da scoprire. Salvatore, nonostante l'età, conosceva già a memoria i nomi dei vari meccanismi, che componevano l'orologio. Tolse il coperchio e cominciò a indicarmi i nomi dei pezzi, vedi mi diceva quello è il bilanciere, quell'altra è l'ancora, questi sono i rubini, quell'altro e l'asse del bilanciere, quella e la corda, essa contiene una molla, che poi scarica la sua potenza su tutti questi ingranaggi, che fanno muovere l'ancora la quale a tempo fa muovere il bilanciere. Tu gli chiesi, hai mai smontato un orologio? Oh! Sì, mi rispose, guarda ti faccio vedere. Prese un cacciavite, Svitò una vite, e con una pinzetta tirò fuori il bilanciere, e poi lo rimise a posto. Ecco mi disse, hai visto? L'orologio funziona, penso che più di quello non sapeva fare. Che bravo pensai, magari, sapessi fare anch'io questo, ne rimasi affascinato e pieno di voglia di poter fare anch'io quello che faceva il mio amico.
Così un giorno che rimasi a casa da solo presi l'orologio di mia madre, lo aprii con un coltello, e con un cacciavitone, cercai di imitare il mio amico, ma le cose non andarono poi così bene, le mollette, ed altri pezzi cominciarono a saltar fuori, cercai in tutti i modi di rimediare, ma niente, mi ritrovai con un mucchio di viti, molle, mollette tutte a terra, ed una grande paura, che se ne accorgesse mia madre...


Da "la stanza degli orologi"


comincerò col dire dei giorni e degli anni della mia infanzia, che il mio unico personaggio indimenticabile fu la pioggia. Ero molto legato ad essa, poiché mi dava una sensazione di magica malinconia. Nei giorni di pioggia stavo spesso dietro la finestra, la vedevo cadere giù per la strada, in estatica meditazione. Essa cadeva lentamente, inarrestabile, con lo stesso modo ordinato noioso e indifferente con cui passavano per me quelle vane giornate ognuna delle quali avrebbe e dovuto essere bella ed indimenticabile, mentre tutte finivano senza ricordo e senza valore. Anche quella sera pioveva, anzi, adesso che ci penso la pioggia aveva sempre scandito i momenti più belli o più brutti della mia vita. Guardai fuori dalla finestra attraverso i vetri, si vedeva strada che proseguiva per almeno settecento metri, tutto era immerso in un sonno tranquillo, profondo. Le luci dei lampioni si riflettevano opache sulla strada bagnata. Per la via non si vedeva nessun movimento, nessun rumore, era quasi incredibile che ci fosse tanto silenzio. Solo un cane era lì seduto sul marciapiede ogni tanto alzava il muso in cielo ed emetteva un lungo doloroso ululato. In quel lamento credevo di udire il mio stesso dolore, che oggi era stato silenzioso, servo della fatica quotidiana. Che noia! La nostra vita il lavoro, il vivere in città, senza spazio, senza aria, e tutte le inutili cose che facciamo, ha forse tutto ciò uno scopo? La tv come al solito mi annoiava, presi un libro tra le mani e mi lasciai cadere sulla mia poltrona preferita, dove di solito amavo leggere.

dalla "Pioggia"

Canto alla vita, canto all'amore, io menestrello di me stesso a te inneggio. Vita che mi fosti donata, in modo ch'io potessi vedere le tue bellezze, sentire i profumi, del giorno che nasce e del giorno che muore, guardare rapito i colori dell'aurora ed i colori del tramonto. Contemplare un prato verde, osservare la natura, il creato, i fiori, splendidi ornamenti del manto terrestre. Avete mai pensato ad un modo senza fiori? Senza alberi? Cosa sarebbe il mondo se mancasse la bellezza dei fiori, delle farfalle colorate e variopinte, degli insetti, degli animali? A volte vorrei essere un'ape o una farfalla per potermi nascondere in un fiore e goderne tutto il loro profumo. Scrutare le montagne alte e gigantesche, dove le nevi non si sciolgono mai e sentire dentro di noi la grandiosità del nostro creato e l'ineluttabile fragilità che accompagna noi esseri umani...

Da "Canto alla vita"

Timido curioso sprovveduto fortunato o sfortunato inconsapevole testardo ammalato-cronico delicato sensibile comprensivo il cielo buio è ancora mattina presto mio padre che mi sveglia giù dal letto e mi porta in braccio da una vicina di casa non so cosa stia succedendo la casa è piena altri bambini dormono mi mettono insieme agli altri forse mi addormento forse no so solo più tardi che è nato mio fratello sono contento aspettavo con gioia questa sorellina, ma non rimasi deluso quando seppi ch'era un fratellino no non è un sogno ma il mio primo ricordo chi era quell'uomo che strimpellava il violino era allegro e giulivo suonava quello strumento ma nessuno gli prestava attenzione solo noi bambini lo ascoltavamo ci sedevamo intorno a lui affascinati ed increduli dal suono che ne usciva così dolce ed armonioso eccomi con i miei amici Salvatore Angelo Franco Maurizio Carmelo seduti sui gradini della scuola elementare parliamo del nostro futuro di quando diventeremo grandi per noi essere grandi voleva dire partire militare...

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